I tre più grandi anfiteatri del mondo – e il silenzio che ancora vi abita
- Max RAMPONI

- 26 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 27 ott

C’è un momento, viaggiando, in cui la storia smette di essere un racconto e diventa un respiro. Succede quando ti fermi davanti a certe rovine e senti che non sono morte, ma solo stanche. Il vento che passa tra le arcate, il sole che si spezza sui gradoni, il silenzio che sa di sabbia e sangue: tutto parla ancora, ma in un linguaggio che nessuno capisce più. È la lingua dei secoli, e chi la conosce non la insegna. Gli anfiteatri romani — quei colossi costruiti per celebrare la vita attraverso la morte — sono rimasti lì, come tre antichi occhi spalancati sul passato. Da sud a nord, dall’Africa al cuore dell’Impero, custodiscono lo stesso sguardo immobile e ironico di chi ha visto tutto: la gloria, la follia, la fine. E allora proviamo a riascoltarli, uno per uno, come si ascolta una confessione a bassa voce nel fumo di un bar dimenticato.

🏛️ El Jem, Tunisia📍 35.2975° N, 10.7069° EC’è un silenzio a El Jem che non è di questo mondo. L’aria vibra come se sotto la pietra dormisse ancora il ruggito dei leoni e il respiro dei gladiatori. L’anfiteatro, costruito nel III secolo dopo Cristo, sembra un colosso dimenticato nel deserto, un’anomalia tra gli ulivi e le case color sabbia. Capienza: 👥 35 000 spettatori, quando il mondo romano già vacillava ma sognava ancora grandezza. È il più grande dell’Africa e il terzo del mondo. Di notte, la luna entra dalle arcate e si posa sulle gradinate come una promessa non mantenuta. 🕰️ Qui il tempo non passa: si siede accanto a te e fuma lentamente, guardando verso l’orizzonte del Sahel.

🏛️ Capua, Italia📍 41.0741° N, 14.2794° ECapua non è più quella di Spartaco, ma il suo anfiteatro lo ricorda con un sussurro d’orgoglio. Sorto nel I secolo d.C., era quasi un gemello del Colosseo, anzi, il suo maestro: il modello a cui Roma guardò per costruire la sua meraviglia. 👥 60 000 posti, cavee perfettamente disegnate e un’arena dove la sabbia ha bevuto più sangue di quanto la storia voglia ricordare. 📜 Capua fu la città del lusso e del tradimento, dell’oro e della stanchezza, la Roma in miniatura che insegnò all’Impero il gusto del declino. Oggi tra le rovine si sente solo il frinire dei grilli e qualche vecchio che ancora si ostina a dire che lì, un tempo, l’Italia era grande.

🏛️ Colosseo, Roma📍 41.8902° N, 12.4922° EE infine Roma. L’anfiteatro Flavio, eretto tra il 70 e l’80 d.C., è più di una rovina: è una ferita verticale nel ventre del mondo. 👥 80 000 spettatori, pietra e potenza, archi che sanno di eternità. 🕰️ Ogni colpo di luce all’alba rimbalza sulle sue pareti e sembra una frustata al tempo, un richiamo a ciò che siamo stati e non saremo più. Sotto le arcate, i turisti scattano foto senza capire di trovarsi in un cimitero della vanità umana. 📜 Lì dove l’Impero applaudiva la morte, oggi sopravvive la nostalgia di una grandezza che non appartiene a nessuno. Il Colosseo non è solo il più grande anfiteatro mai costruito: è la prova che anche la pietra, se ascoltata, sa raccontare la fine del mondo.
E allora sì, i tre più grandi anfiteatri del pianeta non sono solo monumenti: sono tre modi diversi di essere silenzio. Uno africano, caldo e immobile come un miraggio. Uno campano, ironico e dimenticato come un vecchio attore di provincia. Uno romano, solenne e disperato, come un imperatore che non riesce più a morire.
📍 Fonti:
“Top 3 Largest Colosseums Around the World” – Carthage Magazine (2023)
“The Roman Amphitheatre of El Djem” – UNESCO World Heritage Centre
“Amphitheatre of Capua” – Ministero della Cultura Italiana
“Colosseum – Rome’s Icon of Power” – National Geographic
✍️ Testo di Max Ramponi
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